
Le famose 4 C ...
Le famose 4C del diamante
Il diamante, se propriamente tagliato, è una pietra di eccezionale bellezza e lucentezza la cui caratteristica principale è il brillio determinato dalla combinazione di 4 principali fattori, le famose 4 C :
Color
Cut
Clarity
Carat
La combinazione di queste caratteristiche permette di determinare il prezzo di vendita di un diamante.
Qui di seguito una breve guida per comprendere come ciascuna di esse impatta nella classificazione e quindi come si determina il prezzo dei diamanti.
Il Colore (color)
Molti lo chiamano impropriamente luce del diamante ed è forse la caratteristica più importante, in certi casi apprezzabile anche ad occhio nudo e diamante montato.
In linea generale, nei diamanti bianchi, più il diamante è bianco e più è pregiato per cui eventuali riflessi di colore (in genere giallo) vengono considerati difetti. L'esatto contrario accade per i diamanti fancy in cui è auspicabile che la colorazione sia il più marcata e vivida possibile.
Il colore incide notevolmente sul valore di un diamante concorrendo alla determinazione del prezzo, è infatti, assieme alla purezza, la caratteristica fordamentale usata nel famoso listino Rapaport.
Un diamante di colore D (bellissimo colore bianco, usato nella gioielleria più pregiata) ha mediamente un prezzo superiore del 70% rispetto ad una pietra di colore I con stessa caratura e purezza.
Determinare il grado di colore di un diamante è quindi un'operazione importante che viene ancora svolta con metodi tradizionali usando delle pietre di riferimento dette pietre di paragone di cui si conosce il colore e che vengono poste sotto una luce bianca daylight che riproduce la luce diffusa di una giornata di sole. Le pietre di paragone vengono accostate al diamante da verificare in appositi cartoncini bianchi ed il grado di colore viene determinato per confronto diretto.
Naturalmente l'occhio del gemmologo che assegna la gradazione di colore deve essere particolarmente allenato e riposato poichè anche il minimo errore, soprattutto per diamanti di alta caratura, può significare decine di migliaia di euro di differenza sul valore finale. Per questo le sessioni di verifica del colore non durano più di 3/4 ore di fila.
Esistono diverse scale di valutazione colore diamanti, ma negli ultimi decenni la scala GIA (Gemological institute of America) è di fatto diventata lo standard di riferimento ed è stata adottata da tutti gli altri laboratori per la classificazione dei diamanti.
Il Taglio (cut)
Il taglio di un diamante è ua caratteristica estremamente importante perchè rappresenta in ultima analisi la capacità di una pietra di riflettere in modo ottimale la luce e ne determina quindi la brillantezza e la lucentezza.
Il taglio è inteso quindi come qualità di posizionamento e proporzionamento delle varie faccette (ben 57 in un diamante taglio tondo brillante) e della cintura e non va confuso con il taglio inteso come forma di un diamante di cui parliamo in seguito.
In un diamante, quando il taglio è ben eseguito, gran parte della luce che entra dalla parte superiore (la tavola) viene rifratta per due volte ad angolo retto per poi uscire di nuovo dalla stessa faccetta ritornando verso l'osservatore e provocando il brillio o scintillio del diamante.
Se le proporzioni del diamante non sono corrette significa in sostanza che una certa quantità di luce non viene riflessa e si perde quindi in brillantezza e luminosità.
Il classico taglio a brillante tondo prevede 57 faccette di cui 33 sulla parte superiore (corona) e 25 su quella inferiore (padiglione). Talvolta esiste anche una 58esima faccetta che è costituita dalla punta del padiglione (in inglese culet) quando questo non è perfettamente a punta formando quindi una misuscola faccetta.
In un brillante perfettamente tagliato il padiglione deve essere appuntito e non piatto e si ha una brillantezza ottimale quando la corona rappresenta circa un terzo dell'altezza totale della pietra.
La qualità del taglio di un diamante è determinata quindi da tutta una serie di misurazioni di angoli e di posizionamento di faccette, ma per comodità tutte queste complicate formulazioni sono ricomprese in un giudizio sintetico e comune per i principali laboratori di certificazione in 5 diversi gradi che vanno da Excellent a Poor passando per Very Good, Good e Fair
La forma più nota e diffusa è il cosiddetto " taglio brillante", ovvero il classico taglio tondo con padiglione appuntito, ma esistono molte altre forme originali e di grande effetto. Eccone alcune:

Il taglio più conosciuto è il tondo, detto anche brillante, con 57 faccette, forma tonda e padiglione appuntito.
L'altro taglio che noi di DIAMANTIA adoriamo è il taglio a forma di cuore, molto originale ed indicato per solitari fuori dal comune dalla ottima brillantezza.
La Purezza (clarity )

La purezza di un diamante è l'altro fattore molto importante per determinarne il valore. Diamanti completamente puri, quindi privi di imperfezioni di qualsiasi tipo se osservati alla lente a 10 ingrandimenti o al microscopio, sono abbastanza rari e per questo molto pregiati. Questi diamanti, denominati Internally Flawless sono in genere destinati al mercato dei diamanti da investimento, raramente vengono montati in gioielli.
Molto più spesso invece i diamanti usati in gioielleria non sono totalmente puri, ma recano al loro interno alcune minuscole imperfezioni dette inclusioni ed il diamante è tanto più prezioso, quanto queste inclusioni sono piccole. Per contro, quando il diamante è costituito solo da inclusioni si parla di diamanti neri.
Va detto che differenze tra pietre con grado consecutivo nella scala purezza diamanti sono molto difficili da individuare per chi non è esperto e solo una persona con occhio allenato e l'aiuto di una lampada a luce bianca solare e di una lente d'ingrandimento (o microscopio) riesce a stabilire se un diamante sia un Vvs2 (Very very small inclusions) piuttosto che un Vs1 (Very small inclusions).
Queste due classi di purezza appaiono a prima vista come assolutamente identiche a maggior ragione se le pietre sono già incastonate in montatura pur essendovi invece una certa differenza in valore.
Per questo è sempre consigliabile acquistare diamanti solo da commercianti seri attraverso canali ufficiali e soprattutto è fondamentale che il diamante sia provvisto di una certificazione conosciuta a livello internazionale, quindi attendibile. Non ci stancheremo mai di ripetere che esistono solo pochi istituti certificatori al mondo in grado di garantire la massima imparzialità di giudizio di una gemma.
GIA - IGI - HRD - Grado scala purezza dei diamanti
- IF - completamente puro alla lente (Il diamante è completamente puro, quindi privo di inclusioni di qualsiasi tipo se osservato al microscopio oppure sotto una lente a 10 ingrandimenti)
- VVS1 - Very Very Small Inclusions 1 - Diamante di purezza VVS1 con inclusioni quasi inesistenti
- VVS2 - Very Very Small Inclusions 2 - Diamante di purezza VVS2 con minime inclusioni
- VS1 - Very Small Inclusions 1 - Il diamante presenta pochissime inclusioni di minima entità difficilmente rilevabili alla lente a 10X, situate per lo più al di fuori della tavola.
- VS2 - Very Small Inclusions 2 - Il diamante presenta pochissime inclusioni di minima entità difficilmente rilevabili alla lente a 10X, situate al centro della tavola.
- SI1 Small Inclusions 1 - Il diamante presenta inclusioni e/o caratteristiche difficilmente osservabili ad occhio nudo da persona non esperta
- SI2 Small Inclusions - Il diamante contiene inclusioni e/o caratteristiche visibili con una lente a 10X, talvolta anche ad occhio nudo.
- I1 Piquè 1 - Il diamante contiene vistose inclusioni ben visibili ad occhio nudo, la brillantezza è molto ridotta, il diamante non ha un bell'aspetto
- I2/I3 Piquè 2/Piquè3 - Il diamante contiene inclusioni molto vistose facilmente rilevabili anche ad occhio nudo. Il diamante ha l'aspetto di un chicco di sale e non brilla.
La Caratura (carat)

Il carato riferito al diamante (e più in generale a tutte le pietre preziose) è l'unità di misura del peso della pietra ed equivale ad un quinto di grammo (0,20 grammi) da non confondere con il carato inteso come misurazione della purezza (detta anche titolo) dei metalli preziosi come l'oro o il platino che è invece abbreviato in Kt.
Al contrario il carato inteso come peso di una gemma viene abbreviato in ct . In una pietra tagliata a brillante tondo c'è una certa proporzionalità tra la caratura ed il diametro che può essere riassunta da questa tabella peso/caratura ma la caratura non è la grandezza di un diamante bensì il peso.
Come risaputo, la caratura contribuisce in modo determinante al costo di un diamante e non solo perché il valore aumenta con l'aumentare della caratura, ma soprattutto perché il costo è proporzionale al peso solo all'interno della stessa fascia di caratura. Vale a dire che, per esempio, una singola pietra di un carato (1.00ct) ha un valore di molto superiore rispetto a quello della somma di due pietre da 0.50 carati nonostante il peso totale nei due casi sia sempre lo stesso (e cioè un carato). Questo perchè le pietre in esempio appartengono a due fasce di caratura ben distinte, ciascuna con un prezzo a carato differente.
Infine è utile sapere che la caratura dei diamanti viene spesso espressa in punti di carato, dove per punto di carato si intende la centesima parte di un carato (0.01ct).
Fluorescenza
La fluorescenza è quella caratteristica naturale di alcuni diamanti per cui se la pietra è investita da raggi UV emette istantaneamente delle radiazioni di colore bluastro di varia intensità totalmente innocue per l'uomo. Va ribadito che si tratta di una caratteristica naturale per cui non c'è nulla di strano o di sospetto se un diamante ha una certa fluorescenza.
In un diamante l'eventuale presenza di fluorescenza va valutata sotto due diversi aspetti: Qualitativo e commerciale.
Dal punto di vista qualitativo la fluorescenza, tranne che in rari casi, non ha alcun effetto sulla bellezza e limpidezza del diamante che, osservato alla luce del sole, appare come qualsiasi altro diamante senza fluorescenza. Anche dopo montato in un gioiello non si hanno fenomeni visibili e la pietra è bella è brillante come qualsiasi altra. In un numero ridottissimo di casi la fluorescenza è accompagnata dal cosiddetto effetto milky ovvero il diamante appare lattiginoso e non limpido come invece dovrebbe. I laboratori gemmologici più importanti come IGI, GIA o HRD riportano questa evenienza nel certificato in modo che non vi siano mai sorprese per l'acquirente perchè l'effetto milky tende a deprezzare il diamante. Come detto la fluorescenza può avere vali livelli partendo da None = nessuna fino ad arrivare a Very Strong = molto forte e l'unico effetto tangibile di una pietra con fluorescenza molto elevata è possibilmente quello per cui se frequentiamo una discoteca cha ha luci UV allora probabilmente il diamante apparirà colorato di blu.
Dal punto di vista commerciale invece la presenza di fluorescenza va vista sempre come elemento che influisce negativamente sul prezzo, con gradi variabili in base all'intensità. Nel senso che un diamante con fluorescenza Very slight o slight (abbreviati in genere con VSL e SL) sconterà una differenza di quotazione minima, a volte anche nulla rispetto ad un diamante senza fluorescenza mentre un diamante con fluorescenza very strong avrà sicuramente una quotazione più marcatamente ridotta.
Dovendo per forza stabilire una regola per un acquisto intelligente di una pietra per solitario possiamo affermare che sarebbe preferibile evitare di comprare un diamante con fluorescenza strong o very strong nonostante la quotazione sia più bassa, ma se proprio dobbiamo farlo controlliamo almeno che il diamante abbia un aspetto limpido e trasparente.